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La Grotta Remeron (Varese - I)

La grotta Remeron
La grotta Remeron

"Che c’è di più duro d’una pietra e di più molle dell’acqua? Eppure la molle acqua scava la dura pietra." (Ovidio)

Questa è un'escursione decisamente diversa da quelle che vi suggeriamo di solito, perché è possibile farla solo a pagamento, ma riteniamo valga la pena partecipare per visitare questa grotta carsica, una delle più suggestive della provincia di Varese, altrimenti non accessibile. L’ingresso è possibile sia nelle giornate di apertura ordinaria, sia organizzando visite ad hoc nelle giornate di apertura straordinaria, ma sempre dietro prenotazione.

La prima parziale esplorazione della Remeron fu fatta nel 1900 da Luigi Vittorio Bertarelli e queste sono alcune sue righe riguardo la prima discesa:

"A mezza costa del monte, tre quarti d’ora sopra Comerio, tra Varese e Gavirate, all’altezza di 685 metri circa, si apre nel bel mezzo un prato, con aspetto innocentissimo, una piccola buca, larga 50 centimetri in un senso e un metro e mezzo nell’altro. È questa la così detta Buca dei Remeron, che tutti i contadini conoscono, e dove nessuno è penetrato di più di qualche metro, perché non è affare comodo. Le solite leggende di serpenti, e di altri animali e fatti più o meno fantastici, non hanno impedito a Don Luigi Tadini di Comerio, a Don Giacomo Pensotti di Barasso, al mio indivisibile compagno d’escursioni Gigi Orrigoni e a me, di fare separatamente delle ricognizioni preliminari, le quali ci persuasero che un tentativo serio avrebbe potuto essere molto interessante. Andammo perciò tutt’insieme, all’assalto dell’ignoto, un mattino dell’agosto passato. Portavamo con noi un materiale ponderoso, contro cui protestavano le nostre spalle poco abituate: oltre le provvigioni da bocca, che, in fondo, sono la sorgente del coraggio, c’erano circa duecento metri di corde diverse, da quelle sottili che nelle discese facili dànno un affidamento morale e uno scarso aiuto materiale, a quelle robuste cui si può all’occorrenza abbandonare il corpo colla sicurezza che non si stacchi dall’anima. C’era pure l’attrezzatura di uno scalpellino, con dei ferri da infiggere, se fosse occorso, per attaccare le corde, e infine quasi un centinaio di metri di scale, in parte di Don Giacomo, in parte mie"

Già dal 1914 fu attrezzata per le visite e a tutt'oggi sono percorribili due percorsi, uno turistico accessibile a tutti e uno prettamente speleologico.

La visita guidata parte dalla Colonia Rossi a Barasso; mettete in conto che si raggiunge comodamente in auto, ma l'ultimo tratto di poche centinaia di metri è alquanto dissestato. Lasciata la macchina nel parcheggio all'esterno della tenuta, raggiungiamo la biglietteria e ci uniamo al nostro gruppo. La guida ci dà subito alcune indicazioni sul percorso e sulla discesa in grotta, dopodiché ci incamminiamo lungo il sentiero 10, procedendo praticamente senza dislivello, fino a raggiungere la località Cavernago.

Da questo punto imbocchiamo il sentiero 12 e percorriamo gli ultimi 800 metri del tracciato in decisa salita, affrontando tutto il dislivello previsto. Arriviamo ai piedi della grotta dopo circa 45 minuti di cammino dalla partenza.

Prima di entrare ci si prepara indossando felpa e K-Way, in quanto all'interno la temperatura è costantemente a 8 gradi e l'umidità è elevata; si indossa anche un caschetto protettivo, con frontale incorporata, fornito dalla guida. All'ingresso, una mappa dettagliata ci fa capire quanto vasta e labirintica sia la cavità. Superiamo il cancello posto all'entrata accolti da un sottile vento gelido proveniente dalle profondità e scendiamo gli stessi gradini che i primi turisti hanno calpestato nel 1914, facendo una sosta nella Prima Grotta per ammirare un arco naturale che sormontava l’antica via di discesa e poi, proseguendo lungo la Via del Fondo, arriviamo all'imponente salone, illuminato da speciali luci al led, ammirando le concrezioni presenti.

Da qui, scendendo delle ripide scale in metallo, intravvediamo la via che intraprendono gli speleologi per raggiungere i due laghi presenti nelle profondità dell'antro e il fondo della grotta e proseguiamo fino a raggiungere la profondità di -48 metri dall'ingresso e poi, risalendo brevemente, raggiungiamo il Grande Salone dove è stata posta una statua della Madonna. Qui una volta l'anno, nel mese di Agosto, viene celebrata una messa. Per rendere più suggestiva la visita, ci viene chiesto di spegnere le nostre frontali e vengono spenti anche tutti i led per pochi istanti; il buio è totale e quasi palpabile e l'unico rumore è dato dal gocciolamento cadenzato dell'acqua dalle pareti.

Per il rientro ripercorriamo la strada fatta all'andata.

All'ingresso, un cartello elenca le regole della visita; tra queste c'è il divieto di fare riprese all'interno, ma sia la guida che i responsabili della biglietteria ci hanno dato il nullaosta per le foto e per la pubblicazione delle immagini.

Come per tutte escursioni, l'abbigliamento va adeguato alle condizioni che si devono affrontare e per le discese in grotta bisogna attrezzarsi sia per il freddo che per l'umidità e indossare calzature adatte. Rispetto ad altre cavità, come ad esempio l'Orrido di Cunardo, questa grotta è decisamente più ampia e ariosa, quindi fa meno impressione, ma valutate l'ingresso se soffrite di claustrofobia; allo stesso modo mettete in conto che la discesa può spaventare i più piccoli che magari hanno paura del buio.

 

Ultimo aggiornamento: Giugno 2019

Prima di partire: info utili

Difficoltà: E

Impegno fisico richiesto: minimo

Adatto per: adulti, bambini

Tipologia: lineare

Lunghezza: 5 km circa

Tempo: 1 ora e 45 minuti circa soste escluse

Dislivello in salita: 200 m circa

Parcheggio: gratuito presso la Colonia Rossi a Barasso

Luogo: Comerio, Varese, Lombardia

Periodo consigliato: da Marzo a Giugno e da Agosto a Ottobre

Attrezzatura: scarponcini da trekking, felpa e k-way

Sulla mappa:


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